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Approfondimenti sulla Macchina Planetaria

Nell’archivio della Misericordia Maggiore presso la Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo è conservato il documento di cui è riportata la trascrizione, composto da due parti dal titolo: Costruzione della Macchina Planetaria e In questa macchina si spiega. Nella prima parte, redatta dall’Albricci, vi è la descrizione dettagliata dei particolari costruttivi della macchina e specificatamente dell’insieme di ruote dentate e pignoni che consentono il movimento dei pianeti.

La seconda parte, redatta da Lorenzo Mascheroni enuncia nove argomenti che possono essere spiegati con l’uso del planetario come, ad esempio, il susseguirsi del dì e della notte, le stagioni dell’anno, la precessione degli equinozi, le eclissi, i moti della luna e dei pianeti.

Trascrizione del documento conservato in Biblioteca Civica Angelo Mai, Fondo manoscritti, MMB459 (14).

 

 

Costruzione della Macchina Planetaria

Giovanni Albrici

 

Questa macchina per il movimento proporzionale di tutti i pianeti che fanno le rivoluzioni loro intorno al sole è composta di n. 29 ruote, compresi cinque pignoni. Per oltre evvi sotto il movimento che dà il moto alle suddette ruote, d’altre ruote n. 7 senza comprendere i pignoni, e questo viene mosso dalla susta, o molla, come gli orologi da tavolino.

Per descrivere più minutamente detta macchina prima si deve sapere che il movimento superiore è fissato ad un asse fisso fermato nel piedestallo della macchina, sopra il quale si fissa il sole o il lume che lo rappresenta.

Questo asse viene coperto da un cilindro al quale in fondo si è affissa una ruota orizzontale che più sotto, entro il piedestallo, viene mossa dalla ruota perpendicolare mossa dal movimento della molla regolata dal pendolo.

Questa prima ruota orizzontale muove un’altra ruota di ugual numero di denti orizzontale, all’asse della quale sono fissate altre 3 rotelle ed un pignone li quali regolano il moto delle ruote dei tre pianeti superiori, cioè Marte, Giove e Saturno, le quali ruote sono fissate ad altrettanti cilindri concentrici entro i quali è concentrico il primo cilindro suddetto; a questi cilindri si affiggono poi le aste lunghe dei suddetti tre pianeti.

Sopra al primo cilindro sta fissata la cassa del movimento della Terra e dei due altri pianeti inferiori, Mercurio e Venere, la qual cassa poi fa la rivoluzione annua della Terra sopra della quale fa ancora la rotazione diurna.

Per dare poi il movimento regolato ai pianeti minori, si è fissato una ruota all’asse fermato nel piedestallo, la quale ruota muove due altre ruote del medesimo numero di denti che sono fissate nella suddetta cassa; e siccome la cassa è mossa dal cilindro inferiore, così le due ruote si muovono dalla ruota fissa all’asse fermato.

Dunque 3 sono le ruote superiori fondamentali; la prima fissa all’asse immobile, e le due altre mobili nella cassa. Queste servono per la loro quantità eguale di denti prima a muovere il parallelismo alla terra, in secondo luogo la ruota di mezzo dà il moto proporzionale prima alla terra di rotazione, secondo a Mercurio, 3° a Venere, 4° alla luna, 5° a un piccolo cerchio sopra il quale è descritta l’eclittica che circonda la terra.

Ma per comprendere questo movimento fa d’uopo riflettere che per dare questi moti proporzionali ai pianeti minori, si sono fissate altrettante ruote alla ruota di mezzo quante occorrono par dare questi movimenti differenti. Cioè prima all’asse della suddetta ruta di mezzo e fondamentale, si è affissa una ruota la quale comunica prima il moto a Mercurio per mezzo delle due rotelle, la seconda delle quali è affissa al cilindro che porta il pianeta, in secondo luogo la medesima comunica il moto ad un pignone al quale è affissa la ruota grande quale da il movimento ad un altro pignone sul quale è affisso il cilindro che porta altra rotella per il movimento diurno della terra.

Per concepire poi questo devesi riflettere che la terza ruota fondamentale, e più lontana dal centro dell’orbita della terra, porta il parallelismo per mezzo d’un picciolo e largo cilindro entro il quale si fissa per mezzo di un perno sottile l’asse inclinato della terra. Indi sopra il suddetto cilindro girasi intorno un altro cilindro che dà il moto di rivoluzione alla terra per mezzo d’altra rotella affissa al medesimo che muove il pignone dell’asse cilindrico della terra al quale è concentrico l’asse fisso ed inclinato della medesima.

Per ciò che aspetta al moto di Venere, al perno della ruota fondamentale di mezzo sopra la rota che dà il moto a Mercurio ed alla terra, avvi fissata una rotella che da il moto ad un’altra seconda e questa all’ultima, fissa al cilindro del pianeta medesimo. L’asse fondamentale fisso è concentrico al cilindro di Mercurio e questi a quello di Venere e questi cilindri portano le piccole aste dei pianeti suddetti.

In quanto poi al moto della Luna, si è affissa all’asse della seconda ruota fondamentale una ruota che dà il moto ad un pignone al quale è fissata un’altra ruota, la quale comunica il moto ad una terza rotella sulla quale è affisso il cilindro che porta l’asta della luna; questo cilindro gira attorno al cilindro del moto diurno della terra.

Per ultimo, all’asse della ruota fondamentale di mezzo si è affissa un’altra ruota che dà il movimento ad una seconda di ugual numero di denti, e questa gira attorno alli cilindri della luna e della terra; e sopra questa seconda ruota viene appoggiato ed affisso il piccolo cerchio dell’eclittica che movesi a ragione del parallelismo della terra, con tanta precisione che sempre l’asse inclinato della terra va da parallelo al diametro dell’eclittica che passa per li due tropici del cancro e del capricorno, così che poi sempre vedasi precisamente in quale grado dell’eclittica si trovi il sole rispetto alla terra in qualunque situazione della terra mentre fa la sua rivoluzione annua. Questa piccola eclittica serve poi ancora a dimostrare in qual segno della medesima trovasi la luna nella sua mensile rivoluzione.

Tutta questa macchina si è travagliata nel rispetto dell’Astronomia del Sig. Delalande, onde vedasi il Moto Tropico, Siderale, è sinodico di tutti i pianeti. Il movimento poi è proporzionale alli moti rispettivi delli pianeti e della terra, poiché la terra fa la sua rivoluzione diurna nel tempo d’un minuto incirca, e questo si è fatto per far vedere in poche ore una rivoluzione annua della terra, sebbene potrebbe benissimo ancora anche il moto proporzionale rispettivo al tempo che consuma ciascun pianeta nella sua rivoluzione tropica o siderale adottando un movimento di orologio che faccia fare alla terra la rivoluzione in ventiquattro ore.

 

 

In questa macchina si spiega

Lorenzo Mascheroni

 

1°  Il giorno e la notte con la rivoluzione diurna della terra, illuminata dal lume posto nel luogo del sole.

2°  Le varie stagioni dell’anno, con la rivoluzione della terra intorno al sole per tutti i punti dell’eclittica. Per via di un indice si distingue allo stesso tempo in che genere di segno e in che grado del segno si trova la terra, a che mese, a che giorno.

3°  Il parallelismo dell’asse della terra; col restar quello sempre diretto ad un siffatto punto di cielo in tutta la rivoluzione annua ed inclinato per gradi 23 e mezzo all’eclittica, donde nasce la varia lunghezza dei giorni e delle notti in varie stagioni ad in vari paesi della terra i quali paesi sono sufficientemente delineati sullo stesso globo rappresentante la terra.

4°  La precessione degli equinozi; ovvero come la prima stella della costellazione ariete sia passata, dai tempi degli Argonauti sino al presente al primo grado di Toro ed ora il punto dell’equinozio di primavera corrisponde ai pesci. Questo si rappresenta col far girare al di sotto con una chiave l’asse della terra per un segno intero contro l’ordine dei segni.

5°  I mesi lunari periodici e sinodici il crescere e calare della luna, il plenilunio e il novilunio: col moto mestruo della luna intorno alla terra.

6°  Le eclissi del sole e della luna; col mezzo dell’inclinazione che vi si è data all’orbita lunare.

7°  Il ritorno delle eclissi presso a poco la medesima nel giro di 19 anni, stante il moto retrogrado dato ai modi dell’orbita lunare; in maniera che le eclissi seguono in questa macchina corrispondentemente alle eclissi del cielo.

8°  La varietà dell’inclinazione dell’orbita lunare, maggiore nei nodi e minore nella maggiore latitudine.

9°  Il moto di tutti i pianeti intorno al sole proporzionale e senza errore sensibile per trenta anni e più.

L’eccentricità dell’orbita.

Tutti i moti seguono da se stessi prescindendo dalla precessione degli equinozi, moto che facilmente vi si introduce.

 

 

 

 

 

“La Macchina Planetaria che rappresenta il Sistema Solare del Mondo” di Giovanni Albrici

 

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