Liceo Paolo Sarpi

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10O PRISMI EQUILATERI IN CRISTALLO

Cristallo

l1 150; l2 240; lato 32

4/4 XVIII secolo

Coppia di prismi equilateri in cristallo, con le estremità molate.

Utilizzati per mostrare i fenomeni della dispersione della luce, appartengono alla collezione del Gabinetto di Fisica del Collegio Mariano, come risulta dall’inventario del 1793, in cui si specifica che si tratta di un dono “del signor Bresciani”.

 

 

14O PRISMI INCERNIERATI IN OTTONE

Cristallo, ottone

55 x 35; h. 20

1/4 XIX secolo

In un astuccio in pelle è custodito un piccolo prisma composto da tre prismi – quello centrale crown, i laterali in vetro flint – incorniciati in ottone ed incernierati lungo la base del prisma centrale, per mostrare il fenomeno dell’acromatismo. Quando i tre prismi sono sovrapposti, essendo montati in senso opposto, i loro effetti si compensano, cosicché il fascio di luce risulta deviato nel senso determinato dal vetro crown, ma non disperso. Il sistema perciò è acromatico, perché la luce, passando attraverso i tre prismi, viene deviata ma non scomposta.

 

15O PRISMA RETTANGOLARE IN VETRO CROWN

Cristallo, ottone

55 x 35; h. 20

1/4 XIX secolo

Piccolo prisma rettangolare in vetro crown montato in una cornice di ottone provvista nella parte superiore di una vite per fissare il prisma ad un supporto. Il prisma serve alle esperienze sulla riflessione totale: un fascio di luce incidente su uno dei cateti penetra nel prisma, viene riflesso sull'ipotenusa ed esce dal prisma perpendicolarmente al secondo cateto. Sulla base è leggibile la dicitura “CROWN”.

16O PRISMA RETTANGOLARE

Cristallo

l. 65

3/4 XIX secolo

Prisma rettangolare in cristallo, scheggiato, con una faccia abbinata ad una lente convessa; probabilmente apparteneva ad una camera oscura.

17O PRISMA A SOLFURO DI CARBONIO

Vetro, solfuro di carbonio

Lato 65; h. 135

1/4 XX secolo

Bottiglia a sezione triangolare equilatera con tappo smerigliato, utilizzata in sostituzione dei prismi di vetro, grazie all’alto potere dispersivo del solfuro di carbonio in essa contenuto. Il liquido, inoltre, presenta proprietà omogenee, a differenza del vetro, che per le difficoltà connesse con la sua fabbricazione contiene spesso bolle e impurità.

Data di acquisto 1908.

21O LENTE CONVERGENTE

Vetro, ottone

d. lente 80; h. 360

3/4 XIX secolo

Lente piano–convessa montata in una cornice di ottone ed imperniata agli estremi di un suo diametro ad un supporto, così da risultare mobile. Il supporto è fissato ad un piedistallo in ottone con base circolare zavorrata.

22O LENTE CONVERGENTE

Vetro, ottone

d. lente 80; h. 360

3/4 XIX secolo

Una lente biconvessa con forte curvatura è inserita in una cornice di ottone. Lungo un suo diametro è fissata mediante due viti ad un supporto a U, in modo tale che possa ruotare intorno a tale diametro. Il supporto è a sua volta inserito in un piedistallo in ottone con base circolare zavorrata.

23O LENTE CONVERGENTE SU BASE IN OTTONE

Vetro, ottone

d. lente 120; h. 410

1/4 XX secolo

Una colonnina d’ottone con base circolare zavorrata regge una lente biconvessa, con fuoco di 30 cm circa, montata in una cornice metallica. La lente è fissa.

Data di acquisto 1912.

24O LENTE CONVERGENTE SU SOSTEGNO IN LEGNO

Vetro, legno, metallo

d. lente 140; h. 420

3/4 XIX secolo

Un sostegno in legno tornito ed annerito regge una lente biconvessa, con fuoco di circa 50 cm, montata in una cornice di legno scuro. La lente è fissa, ma il sostegno può essere alzato o abbassato.

Data di acquisto 1901.

28O LENTI E PRISMI IN CRISTALLO

Cristallo

d. lenti 80; l. prismi  220

3/4 XIX secolo

Collezione di lenti e prismi per esperienze di ottica, alloggiate su un’apposita tavoletta in legno foderata in velluto. Essa è composta da:

− quattro lenti senza montatura: due piano–convesse, una biconcava, una concavo–convessa;

− tre prismi equilateri (uno è rotto);

− una lente conica (29/O).

29O LENTE CONICA

Cristallo, legno, metallo

d. lente 50; l. 120

3/4 XIX secolo

Piccola lente conica circondata da un anello metallico, e fornita di un’impugnatura in legno tornito.

Questo apparato fa parte della collezione 28/O.

La lente serve alla produzione di un arcobaleno artificiale: orientando il vertice del cono verso la sorgente di luce bianca, si genera uno spettro circolare, simile all’arcobaleno.

30O PORTALENTE CON DUE LENTI INTERCAMBIABILI

Ottone, vetro

d. 180; h 340

1/4 XX secolo

In un anello di metallo sono inserite da parti opposte due aste cilindriche, una delle quali è fissa, l’altra è mobile e regolabile in altezza. All’estremità delle aste vi è un supporto per sostenere lenti circolari di diverso diametro.

34O LASTRA IN VETRO ROSSO

Vetro colorato

130 x 200

4/4 XIX secolo

Lastra in vetro rosso che serve da filtro colorato.

 

35O FILTRI COLORATI

Vetro, legno, ottone

220 x 76;110 x 80

4/4 XIX secolo

In due tavolette in legno sono inseriti, mediante un profilo in ottone, nell’una tre dischi di vetro colorato (rosso, verde, giallo), nell’altra un disco rosso ad uso di filtri.

Data di acquisto 1897.

41O APPARATO PER OTTENERE GLI ANELLI DI NEWTON

Ottone, vetro, metallo

d. 70; h. 40

3/4 XIX secolo

Un telaio in ottone, sostenuto da tre viti livellanti, racchiude un disco di vetro e una lente convessa di grande curvatura che imprigionano un sottilissimo strato di aria. La luce riflessa dalla superficie superiore della lente interferisce con quella che, attraversata la lente e il sottile strato d’aria, è riflessa dalla superficie superiore del disco di vetro. La figura di interferenza che si produce è un insieme di anelli concentrici chiari e scuri, la cui ampiezza e posizione dipende dallo spessore dello strato d’aria intrappolato fra lente e disco. Tale spessore è regolato dalle tre viti poste sul telaio.

L’oggetto è stato acquistato da Allemano–Gastaldi, Torino, nel 1865.

Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1871, n.411.

42O POLARIZZATORE A DOPPIA RIFRAZIONE

Metallo, cristallo

d. 70

4/4 XIX secolo

L’apparecchio è costituito da una lamina di spato d’Islanda (calcite o carbonato di calcio CaCO3), racchiuso in una cornice di metallo. Un supporto verticale permette di montare il polarizzatore in corrispondenza del fascio di luce uscente da una sorgente.

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    Lo spato d’Islanda è un cristallo uniassico birifrangente; esso cioè presenta un solo asse (l’asse ottico) lungo il quale si osserva la semplice rifrazione; la luce incidente lungo direzioni diverse da tale asse subisce il fenomeno della birifrangenza, che consiste nello sdoppiamento del raggio di luce incidente in due raggi. Questi raggi rifratti sono polarizzati perpendicolarmente. Se si posiziona lo spato davanti ad un forellino che lascia passare un fascio di luce, si raccolgono sullo schermo due immagini del foro.

43O POLARISCOPIO

Ottone, vetro

l.380; h. 310

3/4 XIX secolo

Un tubo in ottone è fissato per mezzo di uno snodo ad un piedistallo in ottone a base circolare e porta alla sua estremità una lamina riflettente di vetro rosso scuro. La lamina ruota per mezzo di una cerniera e può essere posizionata in modo da riflettere nel tubo, attraverso un diaframma circolare, la luce proveniente da una sorgente, che perciò, se riflessa con un angolo ben preciso, risulta polarizzata per riflessione. Nel tubo, in corrispondenza dell’estremità sulla quale è fissata la lamina, vi è un cristallo di quarzo tagliato perpendicolarmente all’asse ottico, mentre nell’oculare è inserito un cristallo di spato d’Islanda a doppia rifrazione. La luce che attraversa il quarzo subisce una polarizzazione rotatoria e una doppia rifrangenza nel passaggio attraverso lo spato. Le immagini del diaframma che si osservano sono sdoppiate, ruotano se l’oculare è fatto ruotare muovendo un indice su un cerchio graduato a 360° e cambiano colore, mostrando colori complementari.

Negli inventari lo strumento è indicato «Polarimetro di Biot semplice».

Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.90 n.1.

44O PINZA A TORMALINA

Ottone, tormalina, cartone, sughero

l. 160

3/4 XIX secolo

La luce è composta da onde elettromagnetiche trasversali, che vibrano cioè in piani perpendicolari alla direzione di propagazione. Molti cristalli – i cosiddetti cristalli dicroici – e fra questi la tormalina, hanno la proprietà di lasciare passare soltanto quelle vibrazioni che avvengono in un ben determinato piano; la luce, uscendo dal cristallo, risulta polarizzata.

Nella pinza a tormalina, due lamine del cristallo suddetto sono racchiuse all’interno di due anelli anneriti e contornati da uno spesso filo in ottone che forma una pinzetta. Uno dei dischetti (il polarizzatore) è fisso, mentre l’altro (l’analizzatore) può ruotare in modo da disporre gli assi del cristallo paralleli o perpendicolari a quelli del polarizzatore.

Se le lamine, infatti, hanno gli assi paralleli, la luce polarizzata dalla prima lamina attraversa anche la seconda; se esse hanno gli assi incrociati, la seconda lamina non trasmette alcuna luce.

Ponendo il cristallo da analizzare fra le lamine di tormalina e posizionando la pinzetta vicino all’occhio, è possibile verificare il piano di polarizzazione del cristallo e vedere le figure di interferenza che la luce polarizzata dalla prima tormalina produce nel passare attraverso il cristallo.

La pinzetta è contenuta in una rozza scatola in legno ed è corredata da quattro lamine in sughero che racchiudono diversi cristalli, contrassegnati dai rispettivi nomi in tedesco: tormalina romboedrica del Brasile; apatite del Tirolo; arragonite rombica; calciospato.

La pinzetta è stata acquistata da Allemano di Torino nel 1865.

Riferimenti: Brenni P. (1995), Gli strumenti di Fisica dell’Istituto Tecnico Toscano, Ottica, Firenze, Giunti, p. 112. LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1871, n. 409.

45O MICROSCOPIO COMPOSTO A GOMITO

Ottone, vetro, metallo, legno di mogano

Scatola 355 x 290; h. 115; microscopio h. 300

Dell’Acqua – Milano

2/4 XIX secolo

Una colonna in ottone, che si inserisce in un apposito alloggiamento a baionetta sul coperchio della scatola di mogano, sorregge un portante laterale a sezione quadrata e a forma di T. All’estremità del braccio orizzontale della T è inserito un anello al quale si avvita il tubo in ottone del microscopio, piegato ad angolo retto. La parte orizzontale del tubo contiene l’oculare di Huygens, e la parte verticale l’obbiettivo; nel gomito è inserito un prisma a riflessione totale.

Il portante laterale alla colonna sostiene inoltre: il tavolino portaoggetti munito di due molle per fissare i vetrini e di un diaframma con 5 fori di diametro diverso; uno specchio per illuminare il preparato da analizzare.

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    Nella scatola sono contenuta vari accessori:

    a) 2 obiettivi composti;

    b) 2 oculari di tipo Huygens;

    c) 3 oculari semplici e una piastrina di ottone munita di un anello e di un perno. Inserendo uno degli oculari nell’anello e posizionando la piastrina, mediante il perno, all’estremità del braccio orizzontale del portante del microscopio, questo diventa un microscopio semplice.

    d) una camera lucida che, montata mediante un anello sull’oculare, consente di vedere contemporaneamente, grazie a un piccolo prisma, sia l’immagine microscopica, sia il foglio su cui riprodurla;

    e) un braccio snodato con una vite, che costituisce il sostegno di un prisma

    f) un piccolo punteruolo dotato di manico in legno

46O MICROSCOPIO COMPOSTO DA ESERCITAZIONE

Ottone, cristallo, legno di noce

Scatola 295 x 145 h.100; microscopio h.263

3/4 XIX secolo

Il microscopio è costituito da un tubo in ottone, sostenuto da un piedistallo fissato ad una base a forma di U che regge il supporto dello specchietto (mancante) per illuminare gli oggetti, il tavolino portaoggetti forato, al di sotto del quale vi è il diaframma con quattro fori di diametro diverso.

Il microscopio è contenuto in una cassetta di legno di noce lucidato nella quale vi è un foglio intestato a «Tecnomasio Italiano – Milano, via Pace n. 10» che riporta, manoscritte, le osservazioni pratiche per l’uso dello strumento e gli ingrandimenti ottenuti montando i diversi obiettivi e oculari.

Degli accessori originali sono rimasti un obiettivo contrassegnato con il numero 7 (manca il n.4) e un oculare di Huygens.

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    Il microscopio è definito composto in quanto contiene all’interno del tubo due sistemi di lenti: l’obbiettivo, che forma una prima immagine reale ingrandita dell’oggetto; l’oculare, che raccoglie tale immagine e ne produce un’altra fortemente ingrandita e virtuale. L’obbiettivo è formato da un sistema di lenti convergenti acromatiche.

47O MICROSCOPIO COMPOSTO

Ottone, vetro, metallo, legno

Scatola 165 x 190, h. 370; microscopio h.310

Zeiss C.Jena – n° 15836

1/4 XX secolo

Una base a forma di U sorregge una colonna in ottone alla quale è incernierato il corpo del microscopio. Esso è costituito da un tubo mobile in ottone, regolabile con una vite micrometrica, contenente l’oculare e l’obbiettivo; il porta–obbiettivo è doppio del tipo a revolver.

Alla colonna in ottone è incernierato il tavolino portaoggetti forato, al di sopra del quale due molle metalliche mantengono fermi i vetrini da analizzare; al di sotto del tavolino trova posto un sistema per alloggiare il condensatore e infine uno specchio.

Il microscopio è racchiuso in una cassetta di mogano lucidato; degli accessori originali, sono rimasti:

a) 2 oculari di Huygens, che riportano i numeri 2 e 4 e un oculare micrometrico;

b) 3 obiettivi composti;

c) un diaframma dotato di fori con diametro diverso;

d) un condensatore;

e) 7 diaframmi con foro di diverso diametro;

f) una lastrina micrometrica contenuta in un astuccio.

g) un polarizzatore contenuto in una scatoletta separata.

66O PRISMA

Vetro

82 x 27-30, h. 128

1/4 XX secolo

Prisma a forma di parallelepipedo a facce non parallele.

 

67O TAVOLETTA CON TORMALINA

154 x 55

 

68O SISTEMA DI DUE NICOLL COASSIALI

Vetro nicoll, metallo, carta

Base d. 100;

2/4 XX secolo

72O SPECCHI DI FRESNEL

Vetro, METALLO

45 x 17

2/4 XX secolo

Specchi opportunamente orientabili montati sopra un supporto. Regolando l'inclinazione di uno dei due specchi è possibile ottenere per riflessione due fasci di luce distinti che, convergendo sopra uno schermo, producono immagini di interferenza della luce.

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