Liceo Paolo Sarpi

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01/E ELETTROMETRO

Vetro, ottone, oro

160 x 160; h. 390

3/4 XIX secolo

Lo strumento è formato da una scatola in vetro con base quadrata in ottone, sostenuta da un piede a forma di Y; l’asta portante le foglie d’oro è appesa al centro del coperchio della teca in vetro e al di sopra è posto un piatto in ottone ricoperto di vernice rossa isolante. Una rientranza cilindrica praticata nella base della scatola permette di alloggiare del materiale igroscopico per mantenere secca l’aria all’interno dell’elettrometro. Dalla base si ergono da parti opposte due piastre in ottone che hanno la funzione di aumentare la sensibilità dello strumento, dato che si caricano per induzione di segno opposto alle foglie d’oro. Sulla parete di fondo dell’elettrometro è fissato un arco di cerchio graduato, che funge da scala; all’esterno, dalla parte opposta rispetto all’arco di cerchio, un supporto fissato ad un ramo del piede a Y reggeva, secondo la descrizione che ne dà il Catalogo metodico, un disco di metallo annerito e forato (ora mancante) per la lettura della scala. Completa l’apparecchio un disco in vetro dorato con il manico isolante che rende lo strumento un elettrometro condensatore. I due piatti, infatti, isolati l’uno rispetto all’altro dalla vernice, costituiscono le armature di un condensatore che ha la proprietà di immagazzinare più carica rispetto al singolo conduttore. Si collega con la terra il piatto dell’elettrometro e alla macchina elettrostatica il piatto condensatore; si elimina il collegamento a terra e, dopo aver sollevato il piatto, si osserva la divergenza delle foglie d’oro.

La presenza della scala opportunamente tarata consente di ottenere il valore della carica, dall’angolo formato dalle foglie d’oro. Lo strumento da semplice elettroscopio diventa elettrometro.

Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.111, n.41.

 

02/E ELETTROSCOPIO CONDENSATORE A FOGLIE D’ORO

Legno, vetro, ottone, oro

d. base: 200; h. 350

3/4 XIX secolo

Lo strumento è costituito da una campana di vetro, che racchiude al suo interno un’asta terminante con due foglie d’oro. La campana è appoggiata sopra una base circolare in legno di noce, alla quale sono fissate da parti opposte due piastrine d’ottone, collegate fra di loro, che hanno la funzione di aumentare la sensibilità dello strumento, dato che si caricano per induzione di segno opposto alle foglie d’oro. Il collo della campana è ricoperto da una vernice isolante e l’asta, che da un lato regge le foglie d’oro, dall’altro termina con un piatto circolare in ottone, al di sotto del quale è fissato un gancio. Sopra il piatto può essere collocato un altro uguale, dello stesso metallo, dotato di un manico isolante formando in tal modo un elettrometro condensatore. Ponendo in contatto un corpo carico con il piatto dell’elettroscopio, le cariche si trasmettono lungo l’asta alle foglie d’oro, che, portando cariche dello stesso segno, si respingono. L’angolo formato dalle foglie è proporzionale alla carica. La presenza dei due piatti condensatori consente di rilevare cariche deboli, che abitualmente non farebbero divergere le foglie.

 

04/E ELETTROMETRO ASSOLUTO DI BRAUN

Metallo, ottone, vetro

d. 200; h. 350

Max Kohl A.G.

1/4 XX secolo

Un treppiede in ghisa sostiene un perno al quale è fissata una scatola metallica cilindrica; la parte anteriore è in vetro, per permettere la visione dell’interno dello strumento. Al di sopra della scatola, un pomolo metallico è collegato con un’asticciola che regge un ago girevole. L’estremità dell’ago mobile, quando è respinta dall’asticciola caricata, scorre lungo un arco metallico che funge da scala. Un’apertura sul fondo della scatola, dietro alla quale può essere posta una lampada, consente una migliore leggibilità della scala. Questa è tarata in modo da fornire direttamente la misura della differenza di potenziale. Questo tipo di strumento fu ideato dal fisico tedesco Ferdinand Braun (1850-1918) verso la fine del XIX secolo.

Data di acquisto 1912.

Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1914, n. 429.

05/E ELETTROMETRO DI EXNER

Metallo, vetro, resina

d. 130; h. 330

1/2 XX secolo

Si tratta di un elettroscopio racchiuso in una scatola cilindrica di metallo, avente le facce anteriore e posteriore in vetro, per consentire la proiezione della scala su uno schermo. L’asta che regge le foglie di metallo termina all’esterno con un piatto condensatore e, sui lati della scatola, due aste permettono di racchiudere le foglioline, quando l’elettroscopio è a riposo.

L’elettrometro risulta acquistato dalle Officine Galilei – Firenze, nel 1938 ed è costruito secondo il modello ideato dal fisico tedesco Franz Exner (1849-1926) verso la fine del XIX secolo.

 

06/E ELETTROSCOPIO DI BOHNENBERGER

Peltro, vetro, ottone, oro, metallo

d. 190; h. 410

4/4 XIX secolo

L’elettroscopio ideato dal fisico tedesco Johann Gottlieb Bohnenberger (1865-1831) è costituito da un’asta in ottone terminante da un lato con una palla dello stesso metallo, e dall’altro con una foglia d’oro; l’asta è infissa, mediante un tappo isolante, nel collo di una campana di vetro, che all’esterno è ricoperto di vernice isolante alla ceralacca. La campana appoggia su una base circolare in peltro, con i piedi cesellati a zampa di leone. All’interno della campana, sulla base, sono appoggiate due piccole pile a secco di tipo Zamboni, che possono essere avvicinate o allontanate dalla fogliolina per mezzo di due aste che comunicano con l’esterno. Le pile a secco (cosiddette per la mancanza del liquido elettrolitico), ideate dal fisico italiano Giuseppe Zamboni (1776-1846), sono costituite da diversi dischi di carta sovrapposti; su una delle facce dei dischi è incollata della polvere di perossido di manganese, mentre sull’altra una sottile lamina di stagno. Un tubo di vetro costituisce l’involucro dei dischi, che sono legati fra loro da sottili fili di seta. Le piastrine metalliche che fuoriescono dai cilindri sono collegate al polo positivo (il perossido di manganese) e al polo negativo (lo stagno) delle pile. Quando la fogliolina d’oro è elettrizzata, essa viene attratta dal polo di segno opposto a quello della propria carica.

21/E SOSTEGNO ISOLANTE DI MASCART

Vetro, acciaio, acido solforico

d. 80; h. 250

1/4 XX secolo

L’isolatore è costituito da un piattello collegato ad un’asta in vetro che si immerge nell’ acido solforico contenuto in un’ampolla. L’acido, assorbendo l’umidità dell’asta, riduce sensibilmente la dispersione delle cariche elettriche.

Data di acquisto 1914.

24/E PIATTO DI VETRO CON PIEDE

Vetro

d. 280; h. 90

1/2 XIX secolo

Non è chiaro l’uso a cui era destinato tale piatto, che gli inventari riportano nella sezione dell’elettrostatica; potrebbe essere un supporto isolante.

31/E TERMOMETRO DI RIESS

Legno di noce, vetro, ottone

560 x 180; h. 260

4/4 XIX secolo

Una base in legno lucidata, montata su tre piedi, è unita mediante una cerniera ad un’altra tavoletta uguale, che può essere inclinata per mezzo di un morsetto e di un arco di cerchio in ottone. Sulla tavoletta, una piastra d’ottone, sulla quale è incisa una scala con divisioni ogni 5 mm, regge un tubo di vetro che, da un lato, è piegato ad angolo retto e, dall’altro, si collega alla base di un pallone di vetro. Quest’ultimo è dotato di due tappi in ottone ai quali è collegato un conduttore a spirale. L’apparecchio, ideato dal fisico tedesco Peter Theophil Riess (1804-1883) serve per misurare il calore che la scarica elettrica produce nell’attraversare un tratto di filo conduttore; nella parte bassa del tubo deve essere iniettato un liquido colorato. La scarica che attraversa il filo riscalda l’aria contenuta nel pallone che, dilatandosi, spinge il liquido verso il basso.

L’apparecchio è stato acquistato da Tecnomasio – Milano nel 1885.

Riferimenti: Murani O. (1920), Trattato elementare di Fisica, Milano, Hoepli, vol. 2, p. 427. LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.114, n.16.

 

67/E MISURINI PER UN EUDIOMETRO

Ottone, vetro

Provette: d. 20, l1.52, l2.22; piastra 60 x 30

1/4 XIX secolo

Una piastrina forata in ottone presenta un incavo filettato su cui è possibile montare due provette di vetro robusto, armate in ottone e di diversa capacità. Una lamina può scorrere sulla piastrina per chiudere il foro.

Si tratta di un accessorio di un eudiometro (conservato presso il Museo Caffi di Bergamo), già citato nell’inventario del 1804 al
n°1 della sezione Aerometria.

 

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