Legno, metallo
570 x 260; h. 300
Tecnomasio – Milano matr. 35518
3/4 XIX secolo
Sopra una base rettangolare in legno è fissato il rocchetto costituito da due bobine coassiali, l’una interna all’altra, con al centro un nucleo in ferro; il rocchetto più interno è avvolto con poche spire di filo conduttore isolato, di grossa sezione, che costituisce il primario; sul rocchetto più esterno sono avvolte molte spire di filo sottile, che costituiscono il secondario. I capi del primario sono collegati ad un commutatore posto sulla base dello strumento, al quale fanno capo i poli di una pila; i capi del secondario invece sono collegati ad uno scaricatore posto al di sopra del rocchetto.
Quando al primario giunge una corrente variabile, nel secondario, per il fenomeno dell’induzione elettromagnetica, si genera una corrente indotta tanto più elevata quanto più rapida è la variazione e le differenze di potenziale ai capi del secondario sono tali da produrre scariche elettriche nell’aria fra le due punte dello scaricatore. Per fare in modo che la corrente ai capi del primario sia rapidamente variabile, si utilizza un interruttore a martello o, come nell’apparato qui descritto, a mercurio. Tale interruttore consiste di un’ancora metallica dotata ad una estremità di una punta che pesca nel mercurio contenuto in una vaschetta, chiudendo il circuito che alimenta con una pila il primario; quando il circuito è chiuso, la corrente elettrica magnetizza il traferro e quest’ultimo attira l’ancora interrompendo il circuito, in quanto la punta all’estremità opposta si solleva dal mercurio; il ferro si smagnetizza e la punta dell’ancora ricade nel mercurio, richiudendo il circuito. Accanto all’interruttore a mercurio vi è un commutatore che consente di variare la polarità della pila collegata al primario; un condensatore aggiunto recentemente consente di aumentare la lunghezza della scintilla.
Sulla base del rocchetto una targhetta riporta il nome del fornitore. Data di acquisto 1877.
Legno, rame, ottone
d. 170; h. 800
1/4 XX secolo
Sopra una base in legno circolare sorretta da tre piedi, sono fissate 6 aste di legno che terminano in un coperchio, costituendo una sorta di rocchetto. Intorno a tale rocchetto è avvolta una bobina formata da varie spire di filo di rame di grossa sezione, i cui capi sono collegati a due serrafili, l’uno posto alla base del rocchetto, l’altro sul coperchio. Un altro serrafili, dotato di una molletta, può essere spostato a piacere su una delle spire della bobina, così da suddividere in pratica la bobina in due parti ed ottenere un autotrasformatore nel quale la parte inferiore è il circuito primario e la parte superiore il secondario, con la possibilità inoltre di variare opportunamente il numero delle spire dei due circuiti. Lo strumento, ideato dal fisico francese Paul Oudin (1851-1923), può essere inserito in un circuito ad alta frequenza come descritto per il trasformatore 142/E e consente di ottenere ai capi del secondario alte tensioni variabili ad alta frequenza
Data di acquisto 1905.
Vetro, metallo
490 x 400
1/4 XX secolo
L’apparecchio funge da diodo termoionico e costituisce una protezione per il tubo a raggi X al quale può essere collegata. Esso è costituito da tre ampolle di vetro collegate fra loro nella parte di maggior diametro e nelle quali vi è il vuoto spinto. A una estremità di ciascuna ampolla è inserito un filamento di grosso diametro e all’altra la placca anodica; i catodi delle tre ampolle, così come gli anodi, sono uniti all’esterno mediante spirali metalliche. La valvola conduce corrente solo quando la placca è positiva rispetto al filamento, quindi, montata in serie con la bobina ad induzione, ne elimina le correnti inverse.
Data di acquisto 1925.
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