Ottone, ferro
d. 210; h. 300
3/4 XIX secolo
Un lungo ago magnetico è libero di ruotare intorno ad un asse verticale e scorre su un cerchio orizzontale graduato, saldato ad un anello appiattito. Questo è saldato ad un disco verticale libero di ruotare, il cui asse orizzontale è fissato ad un altro disco montato su tre piedi dotati di viti regolabili.
Se l’asse di rotazione dell’ago magnetico è in posizione verticale, e lo zero della scala dell’arco graduato è posto in corrispondenza del meridiano geografico, la deviazione dell’indice misura l’angolo di declinazione magnetica, cioè l’angolo che il meridiano magnetico forma con il meridiano geografico.
Se l’asse di rotazione dell’ago magnetico è orizzontale e l’ago si trova nel piano del meridiano magnetico, l’angolo indicato in questo caso dall’ago rispetto al piano dell’orizzonte è l’angolo di inclinazione magnetica.
Lo strumento è stato acquistato da Tecnomasio – Milano nel 1873.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.96, n.9; Inventario 1871, n.462
Murani O. (1920), Trattato elementare di Fisica, Milano, Hoepli, vol. 2, p. 508.
Ottone, ferro, legno, vetro
210 x 55; h. 370
Grindel in Milano
2/4 XIX secolo
Un ago magnetico è libero di ruotare intorno ad un asse orizzontale passante per il suo centro di gravità e scorre su un cerchio argentato, su cui è incisa una scala angolare in gradi; il cerchio e l’asse di rotazione dell’ago sono fissati ad una intelaiatura di ottone posta in una scatola di legno avente due facce laterali in vetro. Sopra alla scatola, una livella a bolla d’aria in ottone consente di verificare l’orizzontalità dell’asse di rotazione dell’ago.
La scatola è montata su un cerchio orizzontale graduato, dotato di nonio, e sostenuto da un piedistallo in ottone fornito di tre piedi con regolazione a vite. Al centro della base della scatola è collegato un indice a forma di sbarra, che ruota insieme alla scatola scorrendo sulla scala.
L’angolo di inclinazione magnetica è l’angolo formato dall’ago magnetico rispetto al piano dell’orizzonte, quando l’ago si trovi nel piano del meridiano magnetico e il suo asse di rotazione sia orizzontale.
Lo strumento consente di determinate il piano del meridiano magnetico, operazione preliminare alla misura della inclinazione magnetica. Infatti la scatola può essere ruotata fino a che l’ago non si disponga in direzione verticale, ad indicare che si trova nel piano perpendicolare al meridiano magnetico. Ruotata nuovamente la scatola di 90°, ora il cerchio verticale si trova nel meridiano magnetico e l’angolo di inclinazione può essere determinato.
Lo strumento è firmato dal suo costruttore Carlo Grindel (1780–1854), meccanico dell’Osservatorio Astronomico di Brera dal 1816.
Riferimenti: Ganot A.(1894). Traité élémentaire de Physique. Paris: Hachette, p. 823.
Ottone, ferro
l. 270; h. 220
Tecnomasio – Milano
3/4 XIX secolo
Una base circolare in ottone, munita di tre viti livellanti, sostiene una colonna alla quale è appoggiato un perno che funge da asse orizzontale per un ago magnetico, libero di ruotare intorno a tale asse. Alla colonna è saldato un arco di cerchio graduato, che permette di rilevare l’angolo di inclinazione magnetica.
Sulla base dello strumento è inciso il nome della ditta fornitrice. Data di acquisto 1873.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1871, n.461.
Ferro, ottone, legno, vetro
320 x 320; h. 50; d. 280
Grindel Carlo fece Milano
1840
In una scatola di legno di mogano lucidato è inserito il quadrante circolare di una bussola, nel cui centro è fissato il perno intorno al quale ruota l’ago magnetico. Il quadrante della bussola è costituito da un piatto in ottone argentato, sul quale sono incisi i punti cardinali. Un’asta in ottone, comandata da un perno posto all’esterno del quadrante consente di bloccare l’ago in posizione di riposo. Il quadrante è circondato da un anello in ottone argentato, sul quale sono incise le divisioni corrispondenti ai gradi ed alla metà del grado. La bussola è ricoperta da una lastra di vetro, chiusa da una ghiera in ottone. Lungo un lato della scatola sono fissate due pinnule in ottone dotate di un foro e di una fessura, per traguardare in una data direzione. In questo modo si può determinare l’orientazione dei traguardi rispetto al meridiano magnetico.
Sul quadrante della bussola è incisa dal firma del costruttore e l’anno di costruzione.
Ottone, metallo, vetro
d. 240; h. 230
Tecnomasio n° 5
3/4 XIX secolo
Un quadrante graduato orizzontale, racchiuso in un anello di ottone e ricoperto da vetro, porta infisso il perno su cui ruota un ago magnetico; un anello in ottone è disposto nel piano verticale e il suo centro coincide con il centro di rotazione dell’ago magnetico. Intorno all’anello sono avvolti in modo indipendente una bobina di filo isolato e di piccola sezione e una sola spira di rame con sezione maggiore; gli avvolgimenti fanno capo a diversi serrafili. Il quadrante e il cerchio sono fissati ad una base circolare orizzontale munita di un nonio, che ruota su un cerchio più esterno dotato di una scala graduata e sorretto da tre piedi regolabili.
Ponendo l’anello con le spire nel piano del meridiano magnetico, l’ago si dispone lungo il diametro dell’anello, contrassegnato con lo zero della scala. Facendo circolare nelle spire la corrente da misurare, l’ago, soggetto al campo magnetico prodotto dalla corrente, ruota di un angolo, la cui tangente è proporzionale all’intensità della corrente. Se poi si fa ruotare il telaio, in modo che l’anello verticale si trovi al di sopra della posizione occupata dall’ago, l’intensità di corrente diventa in questo caso proporzionale al seno dell’angolo rilevato sulla scala graduata.
Questa bussola, proposta da Werner Von Siemens (1816 – 1892), riunisce in sé la bussola dei seni, ideata da A. De La Rive nel 1824, e la bussola delle tangenti, introdotta nel 1837 da Servais Pouillet (1790 – 1868). Va precisato che ogni bussola dei seni è anche bussola delle tangenti ma non viceversa.
Lo strumento, marcato Tecnomasio e numerato, è stato acquistato nel 1875.
Riferimenti: Murani O. (1920), Trattato elementare di Fisica, Milano, Hoepli, vol. 2, p. 586; LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1871, n. 463.
Legno, metallo
440 x 210; h. 200
3/4 XIX secolo
L’apparato è costituito da un cerchio in noce fissato, lungo un suo diametro, ad una sbarra in legno che può ruotare per mezzo di una manovella; la sbarra è sostenuta da due supporti metallici, montati sopra una base rettangolare in legno di noce. Sul cerchio è avvolto un filo conduttore isolato con la seta, avente i capi connessi con due anelli continui, fissati all’asse del telaio, e con un commutatore, costituito da due semianelli isolati fra loro. Due coppie di contatti striscianti consentono di prelevare la corrente e di inviarla al galvanometro.
Dato che il telaio è immerso nel campo magnetico terrestre, quando lo si pone in rapida rotazione intorno ad un asse che sia inclinato rispetto al piano del meridiano magnetico, la variazione di flusso del campo magnetico terrestre concatenato con il circuito genera una corrente elettrica che è massima se l’asse di rotazione è perpendicolare al piano del meridiano magnetico. Dato che ogni mezzo giro la corrente inverte il senso di percorrenza nel circuito, collegando il galvanometro agli anelli si evidenzia il carattere pulsante della corrente; se invece si utilizzano i contatti sui semianelli del commutatore si ottiene corrente raddrizzata.
Legno, metallo
440 x 210; h. 200
3/4 XIX secolo
Modello di generatore di corrente in cui il magnete, disposto orizzontalmente, è costituito da un fascio di sei sbarre magnetizzate piegate a forma di U ed è appoggiato su quattro colonnette tornite, in modo che le sue espansioni siano al di sopra di una coppia di elettrocalamite; queste sono formate da bobine di filo isolato avvolte in senso opposto su rocchetti di legno. I cilindri di ferro dolce posti all’interno di ogni rocchetto sono in contatto fra loro al di sotto dei rocchetti, per mezzo di una piastra dello stesso metallo. Le elettrocalamite sono fissate ad un perno che può essere messo in rotazione mediante una puleggia azionata da una ruota con pomolo, imperniata sulla base dell’apparecchio. I capi degli avvolgimenti delle bobine da un lato sono collegati fra loro e dall’altro fanno capo ad un commutatore. Questo è formato da due semianelli isolati fra loro e montati sull’asse di rotazione, al di sotto delle bobine; due contatti striscianti sono collegati ai serrafili che consentono di prelevare la corrente generata dal movimento delle bobine.
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Dopo che Michael Faraday (1792–1867) ebbe scoperto nel 1831 il fenomeno dell’induzione elettromagnetica e ne ebbe formulato le leggi, furono costruiti vari modelli di generatore magneto – elettrico che ottenevano corrente elettrica in un circuito, sfruttando il suo movimento in un campo magnetico. In particolare il costruttore di strumenti inglese Edward Clarke, attivo fra il 1804 e il 1846 a Londra, ideò uno strumento che sfruttava il movimento rotatorio di due rocchetti nel campo magnetico prodotto da una grossa calamita a ferro di cavallo. Il modello originale, tuttavia, si differenzia dall’apparecchio in oggetto, in quanto montava il magnete in verticale.
Nel Catalogo metodico sono riportati diversi accessori (tutti mancanti), fra i quali due cilindri d’ottone da tenersi in mano per ricevere le scosse coi loro strettoi, fatti a vite per attaccarsi ai serrafili, per applicazioni fisiologiche.
L’apparato è stato acquistato prima del 1858.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.137, n.1. Biblioteca Civica Angelo Mai, Notizie patrie, 1858.
Metallo, ghisa, legno
300 x 130 x 190
4/4 XIX secolo
La macchina è costituita da una elettrocalamita, formata da due grandi bobine di filo isolato avvolte intorno a due barre di ferro dolce, da una parte collegate fra loro mediante un’altra barra dello stesso metallo e dall’altra modellate in modo da alloggiare l’indotto ad anello.
L’indotto ruota intorno all’asse orizzontale per mezzo di un volante azionato da una manovella.
Due contatti striscianti all’esterno dell’indotto prelevano la corrente alternata generata per effetto della rotazione dell’anello fra le espansioni della calamita. La macchina è autoeccitatrice, cioè la corrente generata nella rotazione, che all’inizio è dovuta solo al magnetismo residuo nel traferro, è inviata alla elettrocalamita che quindi genera un campo magnetico molto più intenso e di conseguenza anche la corrente aumenta di intensità.
Negli inventari è indicata come Macchina di Pacinotti, ma l’indotto è semplificato rispetto al modello originale. I contatti, infatti, strisciano direttamente sull’avvolgimento, costituito da semplici fili e non da bobinette, eliminando così il collettore.
La macchina è stata acquistata dalla ditta Leybold’s Nachfolgher di Colonia nel 1885.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1888, n.432.
Sede:
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