Ottone, vetro
d. 20, l. 320; d. 45; d. 8; l. 70
1/4 XX secolo
Livelle a bolla d'aria inserite in supporti di ottone. Le livelle lineari sono dei primi anni dell'Ottocento.
Vetro, ottone, legno
540 x 300; h. 860
3/4 XIX secolo
A una base rettangolare in legno lucidato sono fissati due sostegni verticali: uno più alto, che sorregge un manicotto in ottone nel quale possono essere avvitati tre recipienti di vetro di diversa forma, l’altro più corto, in cui è inserita una delle estremità di un tubo a forma di U. L’altra estremità del tubo comunica con il fondo dei recipienti ed è riempito di mercurio, così da rilevare la pressione esercitata sulla base dei recipienti. Una punta montata sul sostegno più alto indica il livello che devono raggiungere i liquidi. L’apparecchio serve a dimostrare che la pressione esercitata sul fondo dei recipienti dipende soltanto dal livello del liquido contenuto e non dalla sua quantità. L’apparecchio, simile al modello ideato dal fisico francese Charles Nicolas De Haldat (1770-1852), è stato acquistato da Dell’Acqua di Milano nel 1854 – 55.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.27, n. 9; Inventario 1870, n.64
Peltro, ottone
d. 230; h. 400
4/4 XVIII secolo
Questo oggetto appartiene al genere delle “curiosità scientifiche” perché il meccanismo di funzionamento è tutto celato all’interno; esso è citato nell’inventario redatto dall’Albrici nel 1804: “Un vaso in peltro con una figurina alla sommità con tre bocchetti d’ottone, e questo si avvita ad una sottocoppa doppia con tre piedi, che tutto forma la fontana intermittente”.
Nel vaso superiore, chiuso da un tappo decorato da una figuretta femminile, si introduce dell’acqua, che fuoriesce dai cannelli, grazie alla presenza di un tubicino che, dalla base della fontana, immette aria nel vaso superiore. L’acqua zampilla fintanto che l’aria può entrare nella coppa; quando l’acqua che si raccoglie nel piatto sottostante ostruisce il foro d’entrata dell’aria, l’acqua non zampilla più. L’acqua raccolta nel piatto può tuttavia defluire attraverso un forellino, consentendo così nuovamente l’ingresso dell’aria nella coppa; l’acqua ricomincia a zampillare.
Leggi ancora: La fontana è stata restaurata nei primi mesi del 2008 presso i laboratori della Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze grazie all’iniziativa dell’Associazione ex alunni del Liceo Sarpi e al contributo di numerosi sponsor.
Vetro
d. 75; h. 160; h. tubo 470
3/4 XIX secolo
Il recipiente in vetro ha la forma di una tozza bottiglia munita di tappo, nel quale è inserito un tubetto; sulla parete laterale della bottiglia sono praticati tre fori sovrapposti, chiusi da un tappo. Dopo avere riempito d’acqua il recipiente e il tubo, disposto in modo che la sua estremità inferiore sia ad un livello intermedio fra due dei fori laterali, si toglie il tappo a quello dei due che è più in alto. Si constata che la velocità di efflusso resta costante fintanto che il livello dell’acqua nel tubetto non scenda al di sotto del livello del foro laterale di uscita.
L’apparecchio è stato acquistato da Dell’Acqua di Milano nel 1863.
Riferimenti: Ganot A. (1894), Traité élémentaire de Physique, Paris, Hachette, p. 284.
LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, n. 20, p. 31.
Vetro, legno, carta
d. 140; l. 300
3/4 XIX secolo
Apparecchio per la dimostrazione dei livelli raggiunti nei tubi capillari nel caso di liquidi che bagnano le pareti dei recipienti, come ad esempio l’acqua, o che non le bagnano, come il mercurio.
Acquistato da Allemano di Torino nel 1866.
Latta verniciata, legno
d. 90; h. 400
XIX secolo
L’areometro a volume costante e peso variabile, ideato dal fisico inglese William Nicholson (1753–1815), è costituito da un piccolo fuso cavo di metallo leggero, al di sopra del quale un'asta verticale regge un piattello, mentre al di sotto un pesetto funge da zavorra, in modo che, immerso in acqua, sia in equilibrio verticale. Esso è impiegato per determinare il peso specifico di un solido.
Si pongono sul piattello dei pesi in modo da determinare il galleggiamento dell’areometro in corrispondenza del punto fisso di affioramento indicato sull’astina. Si aggiunge sul piattello il corpo del quale si vuole determinare il peso specifico e si tolgono tanti pesi quanti sono necessari per ristabilire il galleggiamento (il loro valore è il peso del corpo). Si pone il corpo nell’acqua appoggiandolo alla zavorra e si aggiunge sul piattello il peso necessario per ristabilire il galleggiamento nel punto fisso (il loro valore rappresenta la spinta idrostatica). Il rapporto fra il peso del corpo e la spinta idrostatica fornisce il valore del peso specifico del corpo relativo all’acqua.
Vetro, legno
d. 170; h.110
LUFFT n° 5350
1/4 XX secolo
Il barometro olosterico è costituito da una scatola in ottone ermeticamente chiusa, in cui si è fatto il vuoto; il coperchio della scatola è una lamina sottile e scanalata per risentire delle minime variazioni di pressione dell’aria. Gli spostamenti del coperchio vengono trasmessi per mezzo di una molla e di un sistema di leve a un indice, che ruota indicando sulla scala il valore della pressione in millimetri di mercurio. Questo esemplare è da dimostrazione: esso infatti è contenuto all’interno di una campana di vetro ed è dotato di una pompetta che consente di variare la pressione interna alla campana.
Il barometro olosterico fu inventato dal francese Lucien Vidie (1805 – 1866) e brevettato nel 1845 in Francia; fu considerato uno strumento innovativo, in quanto offriva il grande vantaggio di essere particolarmente maneggevole e perciò trasportabile con facilità, rispetto soprattutto ai barometri a mercurio. Non è tuttavia uno strumento assoluto, dato che deve essere tarato confrontandolo con un barometro a mercurio.
Data di acquisto 1901.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1914, n.134.
Vetro, legno
Base d. 130; quadrante d. 80
4/4 XIX secolo
Il barometro olosterico è incassato il una base circolare di legno, in modo da rendere visibile solo il quadrante superiore dello strumento; la scala a forma di anello indica la pressione in millimetri di mercurio e i tempi atmosferici e consente di vedere al centro del quadrante parte del meccanismo interno.
Ottone, vetro, legno
d. 150; h. 240
3/4 XIX secolo
Il manometro è costituito da una scatola cilindrica in ottone, dotata di un quadrante che contiene un arco graduato da 0 a 13 atmosfere e un indice. Nella parte inferiore vi è un condotto munito di rubinetto per l’immissione del vapore compresso. Inventato nel 1849 dal francese Eugène Bourdon (1808–1884), il manometro era utilizzato soprattutto per misurare la pressione del vapore nelle macchine.
Il condotto chiuso dal rubinetto comunica all’interno della scatola con un tubo di sezione ellittica incurvato a cerchio, chiuso all’estremità opposta. Il manometro sfrutta la proprietà del tubo di svolgersi se sottoposto a pressioni maggiori della atmosferica. Gli allungamenti del tubo sono trasmessi con delicati meccanismi all’indice che ruota sulla scala, indicando così la pressione del gas.
L’apparecchio è stato acquistato da Giuseppe Allemano di Torino nel 1866
Riferimenti: A.Ganot, Trattato elementare di Fisica e di Meteorologia, 17^ edizione, Milano, F.Pagnoni, p.115. LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1871, n.429.
Vetro, sughero, ottone
d. 70; h. 930
3/4 XIX secolo
Barometro a sifone contenuto in una bottiglia di vetro, munita di tappo in ottone, nel quale si inserisce un tubo barometrico, chiuso a sua volta da un tappo.
Ottone, piombo
Base d.: 60; h. 180 / 230
2/4 XIX secolo
L’apparecchio consente di dimostrare l’esistenza della spinta di Archimede non solo nei liquidi, ma anche nell’aria. Esso è una bilancia a bracci uguali, ai quali sono sospese due sfere di volume molto diverso, ma in equilibrio. Posto al di sotto della campana pneumatica in cui si sia fatto il vuoto, l’apparecchio non è più in equilibrio, ma pende dalla parte della sfera di volume maggiore, che è dunque anche più pesante. Ciò dimostra che, nell’aria, la differenza di peso è compensata dalla maggiore spinta di Archimede che agisce sulla sfera più grande.
Data di acquisto 1852 – 53.
Ottone
d.140; h. 120
4/4 XVIII secolo
Anche questo oggetto, denominato «Crepavescica», consente di evidenziare l’azione della pressione atmosferica. Dopo aver fissato all’imboccatura superiore del cono tronco una membrana organica, si pone l’oggetto sul piatto della macchina pneumatica e si toglie l’aria all’interno del cono; la membrana si incurva sempre più, fino a rompersi fragorosamente per effetto della pressione atmosferica esterna.
Anche di questo semplice strumento si trova menzione già nel catalogo del 1793.
Ottone
d.120
4/4 XVIII secolo
Gli emisferi di Magdeburgo consentono di effettuare una classica esperienza per dimostrare gli effetti della pressione atmosferica. Furono ideati dallo scienziato tedesco Otto von Guericke (1602 – 1686), l’inventore della macchina pneumatica, il quale li presentò pubblicamente nel 1657 con una dimostrazione molto efficace: la forza di quattro paia di robusti cavalli da tiro attaccati da parti opposte non fu in grado di separare i due emisferi cavi in cui era stato fatto il vuoto. La pressione atmosferica, infatti, si esercita in questo caso solo dall’esterno verso l’interno e non consente di separarli.
I riferimenti a questo apparato si trovano già nell’inventario del 1793.
Riferimenti: BCB, ACMM, MIA 3509.
Ottone, legno, metallo
l. 230
3/4 XIX secolo
Un cilindro in ottone costituisce il corpo di tromba della pompa e lo stantuffo è collegato ad una impugnatura in legno a forma di fuso.
Vetro, sughero
h. 445; d. tubo: 30
4/4 XIX secolo
Nel modello di pompa aspirante il cilindro di vetro è chiuso da un tappo nel quale scorre lo stantuffo e nella parte superiore del cilindro vi è un beccuccio per la fuoruscita dell’acqua. Nel modello di pompa aspirante-premente, il cilindro in cui scorre lo stantuffo è collegato lateralmente nella sua parte inferiore ad altro cilindro più piccolo. Sia la parte inferiore del cilindro che il tubo laterale sono chiusi da un tappo nel quale è infilato un capillare.
Vetro
Nell'ampolla privata dell'aria si introduce acqua; capovolgendo l'ampolla, questa cade in forma compatta, producendo un suono secco.
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