Vetro, ottone
30 x 660
C. Dell’Acqua – Milano
2/4 XIX secolo
Il termometro è costituito da un tubo capillare che termina con un bulbo contenente mercurio. Esso è fissato ad una placca d’ottone, su cui è incisa la scala Celsius da – 12°C a + 47°C, con divisioni corrispondenti al decimo di grado.
Vetro, ottone
30 x 280
2/4 XIX secolo
Termometro contenente alcool fissato su una piastra in ottone, che riporta sia la scala Celsius che la scala Réaumur.
La scala Celsius utilizza due punti fissi: quello di congelamento dell’acqua, che corrisponde a 0°Ce quello di ebollizione, che corrisponde a 100°C. La scala Réaumur, pur utilizzando gli stessi punti fissi, attribuisce alla temperatura di ebollizione dell’acqua il valore di 80°. Quest’ultima scala era utilizzata soprattutto in Francia.
Le scale termometriche portano i nomi degli scienziati René Ferchault de Réaumur (1683–1757), francese, e Andres Celsius (1701–1744), svedese, che si occuparono di termometria.
Vetro, ottone, legno
46 x 285
Duroni Frères – Opticiens à Paris
2/4 XIX secolo
Un elegante astuccio in legno racchiude una piastra in ottone su cui è fissato il termometro a mercurio; sulla piastra sono incise, da parti opposte, due scale termometriche: la scala Réaumur e la scala Fahrenheit, con le indicazioni glace, tempéré.
Daniel Fahrenheit (1686 – 1736), che per primo produsse termometri affidabili, utilizzò nel 1724 la scala che porta il suo nome e che ebbe grande diffusione in Inghilterra e nelle zone di influenza inglese. In questa scala al punto di congelamento di una miscela di cloruro di ammonio e ghiaccio corrispondeva la temperatura di 0°F; al punto di congelamento dell’acqua + 32°F, al punto di ebollizione dell’acqua + 212 °F.
Gli inventari lo indicano da viaggio.
Legno, ottone, vetro, metallo
d. 115; h. 160
C. Dell’Acqua f. in Milano
1/2 XIX secolo
Il termometro inventato da Abraham Breguet (1747 – 1823) si fonda sulla diversa dilatazione che i metalli subiscono se sottoposti ad un aumento di temperatura.
Una spirale formata da due metalli sovrapposti e saldati insieme è fissata ad un supporto, in modo da essere sospesa; essa porta all’estremità inferiore un indice leggero, libero di ruotare all’interno di un cerchio graduato, che riporta le divisioni corrispondenti alle temperature da 0° a 50°, indicate con Caldo e da 0° a – 50°, indicate con Freddo, ottenute per confronto.
Riscaldando la spirale, essa si distende perché il metallo all’esterno della spirale si dilata più di quello all’interno. L’ago perciò ruota, indicando il valore della temperatura.
Il termometro fu donato al Liceo nel 1846 per disposizione testamentaria da Francesco Maccarani (1776–1846), docente della scuola dal 1801 al 1845.
Ottone, vetro, metallo
d. 55
3/4 XIX secolo
Il termometro, che ha la forma e le dimensioni di un orologio da taschino, è racchiuso tra due vetri montati in una cornice metallica, così da rendere visibile, oltre che il quadrante, anche il meccanismo interno.
Il termometro sfrutta le diverse dilatazioni dei metalli componenti una lamina bimetallica che, avvolta a spirale, è collegata ad un indice. La dilatazione della molla, dovuta ad un aumento di temperatura, fa sì che l’indice si sposti sul quadrante, indicando contemporaneamente i valori della temperatura secondo le tre scale: Fahrenheit, Celsius e Réaumur.
Riferimenti: Il termometro, indicato negli inventari Termometro di Holtzmann, è stato acquistato dal Tecnomasio – Milano nel 1871.
Vetro, alcool
l. 310
G. Agosti – Bergamo
1/4 XX secolo
In un’ampolla zavorrata è contenuto un tubo capillare che pesca in un bulbo riempito di alcool. La temperatura si legge su una scala tarata in gradi Celsius, scritta su carta.
Vetro, mercurio, ottone
l. 300
1/4 XX secolo
Il bulbo del termometro che contiene mercurio è immerso in un’ampolla riempita di acqua. L’estremità superiore è chiusa da un tappo in ottone. La scala, che va da 5°C a 100°C, riporta divisioni corrispondenti a un grado.
Questo tipo di termometro mostra il fenomeno della soprafusione, che consiste nella capacità dell’acqua, contenente sali disciolti, di restare allo stato liquido al di sotto della temperatura di fusione.
Vetro, mercurio
Lunghezze diverse
4/4 XIX secolo
Termometri a mercurio con scale diverse e diversa sensibilità.
Vetro, mercurio, porcellana, legno
75 x 400
L. Tironi – Bergamo
1/4 XX secolo
Il termometro è costituito da un tubo capillare contenente mercurio, il cui serbatoio è il tubo stesso avvolto a spirale. Esso è montato su un supporto di legno sul quale è fissata anche la scala di porcellana, che riporta le divisioni sia della scala Celsius, sia della scala Réaumur.
Vetro, mercurio, legno
60 x 250
XIX secolo
Il termometro è formato da un tubo capillare piegato ad U, contenente mercurio nella parte inferiore, alcool nella parte superiore.
La dilatazione o contrazione dell’alcool sospinge il mercurio in uno o nell’altro ramo del tubo e un cilindretto resta ad indicare il limite raggiunto dal mercurio e, quindi, la temperatura.
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Il termometro a massima e minima fu inventato da James Six (1731 – 1793) nel 1780 per rilevare le variazioni della temperatura. Questo modello è indicato negli inventari Temometrografo di Six modificato da Bellani e costruito dal Sig. Pizzagalli di Milano.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.53 n.13.
Legno, vetro
90 x 290
3/4 XIX secolo
La base del tubo a U contiene etere, che riempie anche parte dell’ampolla più bassa. Riscaldando l’aria contenuta nell’ampolla più bassa questa, dilatandosi, spinge il liquido nel ramo lungo, rendendo evidente l’aumento della temperatura in un’ampolla rispetto all’altra. Lo strumento non è provvisto di scala, quindi è di tipo dimostrativo.
Metallo, vetro, carta
230 x 70; h. 490
3/4 XIX secolo
Legno di noce, vetro, legno
d. 170; h. 500
A. Bellani
1/4 XIX secolo
Un tubo in vetro piegato a forma di U è sostenuto da una base in legno tornito; le estremità del tubo, della medesima lunghezza, terminano con due ampolle in vetro, l’una trasparente, l'altra (mancante) in vetro annerito. Lungo uno dei rami si trova una scala verticale. Il tubo in vetro conteneva probabilmente acido solforico, che era allo stesso livello nei due rami, quando i bulbi erano alla stessa temperatura. Ponendo il bulbo annerito in prossimità di una sorgente di calore, l’aria in esso contenuta si dilata e spinge il liquido che risale nell’altro ramo, indicando la differenza di temperatura nei due bulbi.
Simili termometri, ideati dal fisico scozzese John Leslie (1766–1832) sono piuttosto sensibili e quindi adatti a rivelare differenze di temperatura anche molto piccole.
Ottone, metallo, legno
190 x 85 x 30
Pixii, neveu et successeur de Dumotiez, rue du Jardinet 2, Paris
1/4 XIX secolo
Un astuccio in legno lucidato, dotato di coperchio scorrevole, racchiude una piastra in ottone sulla quale sono fissate tre guide metalliche. Ogni guida ha una larghezza variabile e porta incise, da un solo lato, una scala delle temperature, da 0 a 240, ottenuta empiricamente, secondo la corrispondenza:
0 = calore rosso; 27 = rame fuso;
32 = oro fuso; 130 = acciaio fuso.
Lo strumento è stato ideato dal ceramista inglese Josiah Wedgwood (1730–1795) nel 1782 per soddisfare l’esigenza di rilevare la temperatura dei forni industriali per le ceramiche. Esso si fonda sulla particolare proprietà dell’argilla di contrarsi al crescere della temperatura; al pirometro, infatti, erano annessi dei cilindretti di argilla (oggi mancanti), che venivano posti nella sorgente di cui si voleva misurare la temperatura; estratti poi dal forno, venivano posti fra le guide e fatti scorrere fin dove possibile. La temperatura veniva letta in corrispondenza del punto di arresto.
Data di acquisto 1820 – 22.
Riferimenti: LPSAS, LXIII, 15 ottobre 1822.
Legno di noce, ottone, metallo
295 x 145 x 300
4/4 XVIII secolo
Tra le colonne infisse nella tavoletta di noce è possibile fissare, mediante opportuni perni, una sbarra metallica della quale si vuole osservare la dilatazione lineare causata dal calore. Questo è prodotto dalla combustione di quattro stoppini che fuoriescono da un apposito contenitore rettangolare in ottone, posto sul piedistallo centrale, che può essere abbassato o alzato grazie ad un meccanismo manovrato da una manovella posta sul retro. La sbarra metallica viene fissata tra i due perni, di cui uno è fisso, mentre l’altro costituisce il braccio corto di una leva, il cui secondo braccio è un lungo indice che amplifica la dilatazione subita dalla sbarra su una scala posta alla base della colonna. La scala va da – 30 a + 100 e il punto 0 è segnato da un giglio di Francia.
Il dilatometro, che gli inventari indicano Dilatometro di Muschenbroeck, è stato acquistato nel 1811, probabilmente in Francia.
Riferimenti: LPSAS, LXIII, 30 marzo 1811.
Ferro, legno
d. 105; h. 300: d. foro 42
2/2 XIX secolo
Un sostegno metallico verticale, fissato ad una base in legno tornito, regge mediante una catenella una sfera in ferro. Un anello, montato su un perno munito di impugnatura, ha il diametro interno uguale a quello della sfera, cosicché, a temperatura ambiente, essa passa attraverso l’anello. Se si sottopone la sfera a riscaldamento, questa si dilata e non può più passare attraverso l’anello.
Lo strumento è costruito secondo il modello ideato dallo scienziato olandese Willem Jocob s’Gravesande (1688–1742), professore di filosofia naturale all’università di Leida, che fu tra i primi a servirsi di strumenti da lui ideati per la spiegazione dei fenomeni fisici.
Ferro, legno
l. 310; d. foro 27
2/2 XIX secolo
Si tratta di un apparecchio simile al precedente, con un tronco di cono al posto della sfera.
Legno, vetro, mercurio
80 x 95; h. 280
1/4 XIX secolo
Lo strumento, di fattura artigianale, è costituito da un tubo capillare, che termina in alto con un imbuto e in basso con un grosso bulbo contenente mercurio. Lo strumento misura la dilatazione reale del mercurio.
Ottone
d. 120; h. 130
2/4 XIX secolo
Si tratta di una parte dell’apparato di Hope per dimostrare il massimo di densità dell’acqua.
Ottone, metallo, vetro
90 x 140
Paris 1838
L’igrometro si fonda sulla proprietà di molte sostanze organiche (come i capelli, le stecche di balena, le unghie) di variare la propria dimensione assorbendo umidità. Lo studioso Horace de Saussure (1740 – 1799) utilizzò i capelli umani per costruire il suo igrometro.
Un capello è fissato da un parte a un telaio in ottone e dall’altra si avvolge in una delle gole di una carrucola; un fili di seta, anch’esso avvolto alla carrucola, ma in senso opposto al capello, sorregge un pesetto che mantiene il capello in tensione. All’asse della carrucola è collegato un indice, la cui estremità ruota su una scala graduata che riporta la dicitura: Sècheresse – Humidité e, al di sotto, i valori: 0 – 100. Fa pare dello strumento un termometro a mercurio montato sulla piastra metallica, su cui è incisa la scala Celsius.
L’oggetto reca incisa la scritta: Hygromètre selon Saussure ed è datato.
Ottone, vetro
140 x 220
Dell’Acqua
1/2 XIX secolo
Questo strumento, che misura l’umidità dell’aria, consiste di un tubo in vetro piegato a forma di U capovolta, con bracci disuguali terminanti con due ampolle: quella più in alto è vuota e rivestita di tessuto, l’altra posta più in basso è annerita e contiene etere; un termometro è immerso nell’etere e occupa parte del tubo sovrastante. Nel tubo non vi è aria, ma solo vapore di etere. Sul piedestallo che sorregge l’apparato è fissato un altro termometro a mercurio.
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Bagnando la stoffa con etere, questo evapora sottraendo calore ai vapori all’interno che condensano; nell’ampolla annerita evapora allora altro etere, con il conseguente raffreddamento del liquido nel bulbo scuro. Questo abbassamento di temperatura provoca la condensazione sulla parete esterna del vapore d’acqua contenuto nell’aria a contatto dell’ampolla, evidenziando il punto di rugiada, cioè la temperatura di saturazione dell’aria nell’ambiente.
Usando opportune tabelle che mettono in relazione la temperatura con le tensioni del vapore saturo, è possibile risalire all’umidità relativa contenuta nell’ambiente dal rapporto fra le tensioni di vapore saturo corrispondenti alla temperatura del bulbo e a quella ambiente.
Legno, ottone, vetro, avorio, stoffa
d. 100; h. 440
2/4 XIX secolo
Lo strumento è costituito da due termometri a mercurio, uno dei quali ha il bulbo avvolto in una tela, che può essere inumidita mediante l’immersione in una piccola ampolla piena d’acqua. I termometri sono fissati ciascuno ad una placca di osso, che riporta le divisioni della scala Celsius da –15° a + 55° e sospesi, mediante due ganci ricurvi, ad un sostegno in legno montato su una base circolare in noce. Al sostegno è fissata anche l’ampolla in vetro per l’acqua. La differenza tra le temperature indicate dai termometri, quando si faccia evaporare l’acqua della stoffa, consente di risalire all’umidità relativa dell’aria per mezzo di opportune tabelle.
Lo psicrometro è stato acquistato da Dell’Acqua, Milano, nel 1854.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.63 n.4.
Ottone, vetro, metallo
90 x 50 x 330
G. Eisentraeger – Milano
4/4 XIX secolo
Lo strumento è costituito da un igrometro a capello con quadrante circolare, sormontato da un termometro a mercurio, il tutto racchiuso in una scatola di rete metallica e vetro. L’igrometro è dotato di un indice mobile su un arco di cerchio, che costituisce una scala per l’umidità relativa dell’aria. Sul quadrante sono riportate le indicazioni dettagliate per ricavare il punto di rugiada con esempi pratici di calcolo; lo strumento si basa infatti sulla corrispondenza tra la temperatura e la tensione massima del vapore acqueo, utilizzando appositi numeri sussidiari. Il termometro riporta una scala Celsius da –20° a + 50° e la scala della tensione massima del vapore acqueo, da 0,6 a 75.
Data di acquisto 1893.
Latta, vetro
d. 170; h. 490
4/4 XIX secolo
L’apparecchio, che consente di segnare il punto 100 dei termometri, corrispondente al punto di ebollizione dell’acqua a pressione di una atmosfera, è costituito da un vaso cilindrico di latta, in cui si immette acqua, al di sopra del quale è saldato un tubo dello stesso materiale nel quale può essere infilato il termoscopio. Nella parte inferiore del tubo vi sono un cannello per la fuoruscita del vapore condensato e un tubo di vetro ricurvo che funge da manometro.
Metallo
d. 80; h. 410
Tecnomasio – Milano
4/4 XIX secolo
L’ipsometro è uno strumento basato sul principio che la temperatura di ebollizione dell’acqua, variando con la pressione, varia con l’altitudine. Una volta stabilita la corrispondenza tra temperatura e altezza, è possibile, nota la temperatura, conoscere anche l’altitudine.
Lo strumento consiste di un bollitore in cui immettere acqua, sovrapposto ad un alloggiamento chiuso da uno sportellino, in cui trova posto un bruciatore ad alcool. Un tubetto che si inserisce nel bollitore contiene il termometro che riporta le divisioni, al decimo di grado, corrispondenti all’intervallo da 90°C a 101°C. L’ipsometro era abbastanza diffuso nella seconda metà dell’Ottocento, data la sua maneggevolezza, rispetto soprattutto al barometro a sifone. Lo stesso Henri Victor Régnault (1810–1878), chimico e fisico francese, costruì una tabella per l’uso del termometro ipsometrico.
Data di acquisto 1883.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1888, n.230.
Ottone
d. 14; l. 180
1/4 XX secolo
Il tubetto in ottone riempito di alcool o etere e chiuso a una estremità si fissa al perno girevole dell’apparecchio rotante, mantenendolo fra le ganasce di una pinza di legno. Il lavoro prodotto per attrito nello sfregamento riscalda la parete del tubetto fino all’ebollizione del liquido contenuto, il cui vapore fa saltare via il tappo.
Legno, vetro
630 x 380
Ditta AC Zambelli – Torino – Italia
1/4 XX secolo
Il calorimetro di Bunsen misura il calore ceduto da una data sostanza, per mezzo della variazione di volume conseguente alla fusione del ghiaccio.
Uno dei due rami di un tubo a U è costituito da una grossa ampolla, nella quale è infilata una provetta; l’altro ramo comunica con un tubo orizzontale, che funge da manometro. Il mercurio dovrebbe riempire la base dell’ampolla, il tubo verticale e il capillare del manometro. Per effettuare l’esperienza, è necessario riempire preventivamente lo spazio sovrastante il mercurio nell’ampolla con acqua distillata e farla in parte solidificare a contatto della provetta riempita di una miscela frigorifera. L’aumento di volume del ghiaccio determina un abbassamento del livello del mercurio nell’ampolla e un conseguente innalzamento nella canna barometrica. Dopo l’immissione del campione caldo nella provetta, una parte del ghiaccio fonde, e la corrispondente contrazione di volume è registrata dal cambiamento nel livello del mercurio, in misura proporzionale al calore ceduto.
Data di acquisto 1914.
Vetro, mercurio
l. 310
XX secolo
Termometro con scala da 0°C a 100°C contenuto in un astuccio di cartone.
Vetro, mercurio
l. 245
XX secolo
Termometro con scala da 10°C a 150°C contenuto in un astuccio di cartone.
Vetro, mercurio, legno
260 x 46
XX secolo
Termometro da ambiente con scala da 40°C a 50°C montato orizzontalmente sopra una tavoletta di legno.
Latta
d. 100, h. 160
XX secolo
Vetro
XIX secolo
Le lacrime bataviche sono piccole gocce di vetro dalle proprietà particolari. Esse resistono senza rompersi ai colpi anche violenti dati sulla loro parte ricurva, ma si sbriciolano istantaneamente se si spezza la loro coda. Si ottengono facendo raffreddare in acqua gelata gocce di vetro fuso; in tal modo vengono a determinarsi nel vetro forze di coesione particolari che ne determinano il comportamento descritto.
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