Legno di mirto
d. 90; h. 55
4/4 XIX secolo
Due cilindri in legno di mirto combacianti presentano una uguale cavità; introducendovi neve o ghiaccio triturato e sottoponendo i cilindri a forte pressione mediante un torchio idraulico, si ottiene la formazione di una lente di ghiaccio compatto e trasparente, grazie al fenomeno del rigelo.
L’oggetto è stato acquistato dal Tecnomasio – Milano nel 1880 – 81.
Ottone, vetro, legno
135 x 170; h. 320
4/4 XIX secolo
Il calorimetro è costituito da due recipienti in ottone, uno dei quali appoggia sopra una base in legno lucidata, munita di quattro piedini torniti. Alla base è fissata un’asta in ottone con un morsetto ed un’asticciola orizzontale per sostenere il termometro. Completa l’apparecchio un agitatore costituito da un’asta dotata di un anello.
Questo tipo di calorimetro, detto anche delle mescolanze, si utilizza per determinare il calore specifico di una sostanza, dalle variazioni di temperatura di una massa nota di acqua, quando nel calorimetro si immerga un campione riscaldato della sostanza in esame.
Il calorimetro non è firmato, ma risulta fornito da Tecnomasio – Milano nel 1886.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1871, n.491.
Rame
d. 100; h. 160
XIX secolo
Recipiente con il fondo bucherellato e tre ganci per appoggiarlo al bordo di un recipiente; esso contiene un altro vaso in rame con tre aste a raggiera. Probabilmente parte di un calorimetro.
Legno, ottone
d. 60; h. 240
4/4 XIX secolo
Due cilindri, l’uno in legno, l’altro in ottone, sono dotati di un’impugnatura in legno. Dopo aver fissato un foglio di carta su entrambi, essi vengono riscaldati. Si osserva allora che la carta che avvolge il legno brucia rapidamente, mentre quella sull’ottone solo in un secondo tempo, mettendo in evidenza che l’ottone, essendo miglior conduttore del legno, disperde maggiormente il calore.
Data di acquisto 1889.
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Inventario 1888, n. 210.
Ottone, ferro, platino, rame
d. 57; h. 260
1/4 XIX secolo
Un cilindro in ottone costituisce il serbatoio del liquido illuminante, che viene immesso mediante un’apertura laterale ad imbuto, chiusa da un tappo a vite. Lo stoppino della lampada pesca nel serbatoio e la fiamma brucia all’interno di una fitta rete metallica, sostenuta da una ghiera in ottone avvitata al serbatoio.
Questa lucerna sfrutta la buona conduttività della rete metallica, che impedisce al gas che si trova all’esterno della rete di giungere alla temperatura di accensione; essa fu inventata nel 1815 da Humphry Davy (1778 – 1829) per diminuire il rischio di esplosioni nelle gallerie delle miniere.
Dai documenti risulta acquistata nel 1822 dal catalogo Pixii al prezzo di 6 Franchi.
Riferimenti: LPSAS, LXIII 20 marzo 1822.
Vetro, legno
Base: 30 x 130; h. 210
1/4 XX secolo
Il vaso di Dewar è costituito da un’ampolla a doppia parete, sostenuta da un piedistallo in legno annerito. Fra le pareti dell’ampolla c’è il vuoto, per ridurre la trasmissione del calore tra interno ed esterno. Il recipiente fu inventato dal chimico-fisico James Dewar (1842-1923) allo scopo di conservare i gas liquefatti e fu commercializzato con il nome di «thermos» nei primi anni del '900.
Data di acquisto 1911.
Ottone, legno
120 x 120; h. 250
1/4 XIX secolo
Due cilindri in legno tornito, appoggiati su una base a forma di parallelepipedo, sostengono un piattello quadrato al quale sono appoggiati due cubi cavi in ottone, muniti di coperchio. Le facce laterali di uno dei due cubi hanno al centro un foro chiuso da un tappo. I cubi, riempiti di acqua bollente, costituiscono delle sorgenti di calore. Utilizzando un termometro differenziale e uno specchio concavo se ne studia il potere emissivo nei casi in cui le facce laterali siano mantenute pulite e levigate oppure ricoperte da nerofumo.
Risulta dai documenti che i cubi di Leslie furono acquistati a completamento degli specchi concavi, inventariati con il numero 53/T.
Vetro, metallo
h.250
3/4 XIX secolo
Un bulbo di vetro dotato di una base circolare contiene un mulinello, costituito da sottili palette in metallo, aventi una delle due facce annerite e libero di ruotare fra due punte. Nel bulbo l’aria è molto rarefatta.
Avvicinando il radiometro a una sorgente luminosa, il mulinello si pone in rotazione.
Lo strumento fu ideato nel 1873 dal fisico britannico William Crookes (1832–1919) e la spiegazione del fenomeno osservato, fornita all’epoca della sua costruzione, si fondava sulla supposizione che le molecole d’aria, urtando contro la faccia annerita più calda, ne fossero respinte con una velocità maggiore rispetto a quella delle molecole urtanti la faccia chiara. Da tali differenze di velocità avrebbe origine l’impulso alla rotazione del mulinello. Il radiometro è stato acquistato dal Tecnomasio nel 1876.
Riferimenti: Murani O. (1920), Trattato elementare di Fisica, Milano, Hoepli, vol. 2, p. 224
Ottone, legno
170 x 100; h. 200
3/4 XIX secolo
L'eolipila è costituita da una sfera cava di ottone, chiusa in alto da un beccuccio munito di tappo, e dotato di due ugelli contrapposti; la sfera è sorretta da un telaio in ottone montato su una base rettangolare dotata di quattro piedini ed è libera di ruotare intorno ad un asse verticale. Dopo avere riempito la sfera di acqua, la si riscalda portandola all’ebollizione; il vapore, uscendo dagli ugelli, imprime alla sfera un moto rotatorio.
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Le eolipile sono strumenti dimostrativi che sfruttano la forza propellente del vapore acqueo ad alta temperatura per ottenere il movimento; la prima eolipila è attribuita a Erone di Alessandria (II secolo d.C.), ma fu necessario attendere fino alla fine del Settecento perché la forza propulsiva del vapore potesse essere sfruttata in grandi apparati quali le macchine a vapore.
Ottone
180 x 70; h. 110
2/4 XIX secolo
Un carretto montato su quattro ruote sorregge il serbatoio per l’acqua che ha la forma di un mortaio, ma la bocca chiusa da un tappo. Al di sotto del cannone, un fornellino a spirito munito di stoppini serve a riscaldare l’acqua contenuta nel mortaio. Questo modello di eolipila dimostra la forza di reazione del vapore che, prodotto dall’ebollizione dell’acqua e compresso nel serbatoio, spara lontano il tappo mentre il carretto si muove in direzione opposta.
Rame, ferro
d. 105; h. 240
2/4 XIX secolo
Questa eolipila è una sfera di rame munita di un ugello ricurvo e sostenuta da un anello fissato a tre piedi metallici. Il Catalogo metodico la descrive adatta «a dimostrare la forza espansiva del vapore e anche la sua attitudine ad accrescere l’attività della combustione.»
Riferimenti: LPSAS, CCLXXXV, Catalogo metodico, p.61 n.1.
Metallo, legno
d. 20; l. 160
1/4 XX secolo
L’apparecchio è formata da un cilindro di metallo dotato di manico in legno e chiuso da un pistone. Negli inventari è indicato Apparecchio di Boutigny per l’esperienza di Lidenfrost e infatti rende evidente la calefazione. L’esperienza di Leidenfrost e Boutigny permette di mostrare le proprietà dello stato sferoidale dell’acqua. Quando ad esempio si getta sopra una piastra rovente un poco d’acqua, essa resta liquida e assume la forma di una sferetta danzante che non tocca la piastra poiché avvolta da una camicia di vapore. Se la temperatura della piastra diminuisce, la goccia evapora violentemente. Versando acqua nel cilindro arroventato, questa assume lo stato sferoidale, ma, diminuendo la temperatura del cilindro, essa evapora spingendo violentemente il pistone.
Data di acquisto 1913.
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